domenica 3 maggio 2015

TUTTI PARLANO D'AMORE

A M O R E !  
 Amori difficili, donne che vogliono sentirsi felici in amore!

MARTEDI 12 MAGGIO 2015 A LISSONE DALLE 19.30 ALLE 20.30

 EVENTO GRATUITO CON PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA.
PER CHI?  Donne, ragazze, mamme che vogliono confrontarsi e condividere esperienze vere, autentiche.
 Da 29 anni ascolto donne che vogliono migliorarsi e crescere nel rapporto di coppia.
 SCOPRI con me un nuovo mondo maschile! www.studio-convertino.it   cell 3396059643
facebook  ORNELLA CONVERTINO



lunedì 25 novembre 2013

FIGLI STANCHI E DEMOTIVATI, COME FARE?

             PSICOLOGIA OGGI La nostra esperta risponde 
Gentile dott.ssa Convertino, sono la mamma di un ragazzo di 16 anni, che frequenta il terzo anno di un istituto tecnico, purtroppo con scarsi risultati. Le scrivo perché sono preoccupata dalla sempre crescente demotivazione e svogliatezza che Federico lamenta durante la giornata: dice di non riuscire a concentrarsi, di essere sempre stanco e assonnato, di non essere motivato a studiare perché molte materie non lo interessano e i professori non lo stimolano. Di conseguenza si riempie di impegni extrascolastici, sport, e interminabili uscite con gli amici, anche solo passando le ore senza fare nulla al parchetto vicino a casa. Per non parlare del tempo da lui trascorso in camera davanti al computer a chattare, senza che nessuno possa osare entrare. A volte diventa quasi intrattabile, è nervoso e chiedergli qualcosa appare impossibile…cosa posso fare per cambiare questa situazione? C’è un modo per aiutarlo e aumentare la sua motivazione a studiare e ad impegnarsi di più? È un ragazzo intelligente, sensibile e sveglio, ma con i brutti voti che sta prendendo rischia di ripetere l’anno.
La ringrazio per i consigli e l’aiuto. 
Distinti saluti.                          
Laura


Gentile Laura, la ringrazio per avermi scritto. Come può immaginare suo figlio si trova nel pieno del periodo dell’adolescenza, fase molto importante ed estremamente delicata per la vita di ogni persona, in quanto ricca di cambiamenti e trasformazioni. È in questo momento, infatti, che il ragazzo comincia a sperimentare una prima vera e propria individualità e separazione dai genitori, che fino ad ora hanno sempre costituito il punto di riferimento e il modello di identificazione principale.
Da anni il nostro Centro si occupa di interventi specifici sulla motivazione di ragazzi proprio come il suo. Nel periodo della trasformazione adolescenziale spesso l’impotenza e la frustrazione dei genitori diventano le uniche emozioni di riferimento. Quali strategie concrete si possono adoperare per intervenire efficacemente?
È importante innanzitutto che lei e suo marito stabiliate fin da subito un contratto insieme a Federico. Cosa implica questo? La necessità di definire degli obiettivi chiari e precisi da raggiungere nel breve e nel lungo periodo, che possano essere man mano verificati nel corso delle settimane. Prima ancora però, è fondamentale che voi genitori, di comune accordo, discutiate con vostro figlio i premi e le punizioni che ciascuno degli obiettivi porta con sé, in modo che il ragazzo sia consapevole delle conseguenze del suo impegno o della sua svogliatezza, e senta di aver preso parte ad un processo di contrattazione che è lui stesso a poter “gestire”, senza doverlo subire forzatamente, e senza poter avanzare lamentele del tipo “Non lo sapevo” o “Non è giusto”. Un’altra strategia utile per motivare e portare un cambiamento nella situazione scolastica di Federico, può essere quella di  organizzare lo studio e gli impegni in modo nuovo e preciso, con l’utilizzo di una tabella settimanale, nella quale il ragazzo potrà scrivere i compiti e le materie da studiare nell’arco dei pomeriggi, gli allenamenti sportivi e le eventuali uscite con gli amici, cercando di trovare insieme una buona ed equilibrata organizzazione.
A volte può accadere però, che demotivazione, stanchezza e difficoltà scolastiche siano in realtà espressioni di una depressione mascherata, segnali che indicano la necessità di fermarsi, per comprendere i comportamenti e le relazioni che possono generare sofferenza e disagio. In queste situazioni è opportuno affidarsi ad un esperto che, grazie ad un percorso diagnostico, potrà individuare con precisione i sintomi e cogliere le risorse del ragazzo. Attraverso i  colloqui e la somministrazione di test, sarà possibile riconoscere i blocchi emotivi, affettivi e comportamentali, modificare le strategie di comportamento inefficaci e potenziare le capacità e il benessere dell’adolescente.
Ciò che è importante, cara Laura, è rimanere sempre connessi con i nostri figli: ogni genitore può imparare le parole utili ed efficaci per supportare e motivare i propri figli, ascoltando i loro bisogni, responsabilizzandoli e rendendoli più consapevoli delle loro scelte. 

INSEGNANTI CHE GUIDANO LA CLASSE E GENITORI CHE GUIDANO I BAMBINI: NUOVE TECNICHE PER POTENZIARE L'APPRENDIMENTO

 PSICOLOGIA OGGI La nostra esperta risponde 


Gentile dott.ssa Convertino,
le scrivo perché sono molto preoccupata per mia figlia Linda, di 7 anni. Da quando quest’anno ha iniziato  la seconda elementare, i maestri hanno notato una sua difficoltà a seguire le lezioni e una fatica a comprendere alcune consegne; questo la porta a distrarsi e prendere voti insufficienti nei compiti in classe. Gli insegnanti pensano possa trattarsi di un disturbo dell’apprendimento, e mi hanno consigliato di portarla da una psicologa. Cosa mi consiglia di fare? Crede che Linda possa avere un problema serio? A casa quando disegna o fa i compiti riesce a concentrarsi abbastanza e, anche se con lentezza, riesce negli esercizi che deve svolgere. C’è un modo per poterla aiutare ad andare meglio anche a scuola?

La ringrazio per i consigli,
                                         Marilena

Gentile Marilena, dalle sue parole traspare la sua preoccupazione e la voglia di aiutare sua figlia, e la decisione di scrivere questa lettera è molto importante. Credo innanzitutto sia da tener presente che Linda, a 7 anni, frequenta già la seconda elementare: spesso una maggiore difficoltà o lentezza nell’eseguire alcuni compiti può essere legata a questa differenza di età e di livello di sviluppo, anche se si tratta solo di pochi mesi. Sarebbe utile capire come sua figlia si trova nella classe, e il modo in cui si rapporta ai compagni e ai maestri. Le piace andare a scuola? Quando torna a casa è molto stanca? È importante non sottovalutare il fatto che il sistema scolastico richiede ai bambini delle scuole elementari di rimanere per 8 ore in una situazione di attenzione e attivazione continua, spesso non considerando i ritmi e le capacità di “tenuta” dei bambini stessi. Soprattutto nei primi due anni di scuola, è molto impegnativo mantenere in maniera costante la concentrazione: per questo è fondamentale creare dei momenti di riposo e ricarica, così come utilizzare delle modalità concrete e visibili per stimolare e facilitare l’apprendimento dei bambini.
In che modo? Lei stessa, gentile Marilena, può aiutare Linda ad imparare per esempio le tabelline, con delle strategie di gioco molto semplici e interattive, come una caccia al tesoro. Scrivete su dei bigliettini tutta la serie di tabelline che Linda ha imparato a lezione, e poi attaccateli per tutta la casa. Fate quindi delle domande, chiedendo a Linda di cercare il risultato corrispondente tra i bigliettini appesi. Queste modalità più concrete permettono ai bambini di memorizzare ed assimilare meglio le informazioni, e risultano più stimolanti, così da ridurre il dispendio di energie. Credo sia estremamente importante che anche gli insegnanti utilizzino questi e altri tipi di strategie, ed abbiano la giusta preparazione e competenza per poter guidare le classi. Ciò è possibile grazie a corsi di formazione specifici, che permettono di imparare a cogliere i segnali e le situazioni problematiche nella classe, utilizzare un linguaggio che favorisca l’attenzione sul singolo e sui bisogni del gruppo, e rinforzare la motivazione all’apprendimento e  al lavoro di squadra. Gli insegnanti e i genitori diventano così una rete positiva, basata su rapporti di alleanza che permettono di individuare e raggiungere obiettivi chiari e trasformativi per tutti.
poter valutare poi la presenza di un possibile disturbo dell’apprendimento, è necessario che lei si rivolga ad un esperto psicologo che, attraverso l’utilizzo di strumenti e test scientifici, possa individuare il livello di abilità cognitive e fornisca nuove strategie per migliorare e facilitare l’acquisizione di nuovi concetti e conoscenze.

PATOLOGIA AZIENDALE: "IL MIO CAPO E' UNA PERSONA IMPOSSIBILE: COME FACCIO?"

 PSICOLOGIA OGGI La nostra esperta risponde 

Gentile dott.ssa Convertino,sono una donna sposata di 35 anni, con un figlio, e lavoro da 3 anni in un’azienda produttrice di mobili. Da alcuni mesi a questa parte la situazione è diventata insostenibile: nonostante l’impegno, la disponibilità e i sacrifici, il mio responsabile non è mai soddisfatto, esige sempre di più e critica in continuazione come svolgo la mia attività, spesso arrivando a parole molto forti e offensive. Il clima è diventato sempre più pesante e i rapporti con i colleghi si sono modificati ed ora mi evitano. Ogni mattina è sempre più difficile ed estenuante andare al lavoro, anche perché sono arrivata a pensare di non valere più nulla. Sul posto di lavoro, proprio per sopportare un po’ di più questa situazione e pensare di meno, mi sono trovata a  passare molte ore sul mio tablet, evitando così alcune situazioni spiacevoli. Cosa posso fare? Come posso essere incisiva ed assertiva con il mio capo pur mantenendo un buon rapporto?
                                         Giovanna
Gentile signora, grazie per la sua lettera. La situazione che si è creata all’interno dell’azienda dove lavora è purtroppo una realtà piuttosto diffusa, ed è importante cercare di capire come comportarsi e quali decisioni prendere, per venirne fuori nel migliore dei modi.
Affinché possa esserci una certa produttività ed una buona qualità del lavoro in un’azienda, è necessario che si crei e si mantenga un clima positivo e di scambio, conseguenza di un dialogo e di una comunicazione chiara e precisa, che permetta a tutti di svolgere i propri ruoli e compiti con efficacia e completezza.
Soprattutto per giovani donne e mamme come lei, è fondamentale riuscire a conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia: ciò significa anche riuscire a valorizzare le proprie competenze, facendosi rispettare e riconoscere nel proprio ruolo professionale e aziendale. Come comportarsi allora? Un metodo efficace consiste nel lavorare sulla propria stabilità interna. È necessario aumentare la propria capacità di modificare l’energia psichica e il livello di potenziamento personale attraverso tattiche strategiche. Come può una persona che sta male  riuscire ad avere la forza di trasformare il disagio e le comunicazioni negative?  Le relazioni negative creano delle vere e proprie patologie nell’azienda. La situazione riportata da Lei, cara Giovanna, è vissuta al contempo da molte persone che lavorano. Non infrequenti sono i casi di adulti che si trovano a compensare i loro stati di frustrazione e apatia ricorrendo al mondo virtuale.        
I modi aggressivi e squalificanti attuati dal  suo responsabile creano in Lei una situazione che va a modificare la percezione della sua autostima e della sua identità professionale.  Ne consegue che si sviluppano i pensieri negativi come, per esempio,  “Mi sento inutile” “Sono incapace” “Non ce la farò mai”. Le reazioni depressive e sintomi di blocco ed inibizione delle parole sono alcuni dei segnali che indicano che è necessario fermarsi ed intervenire, per evitare l’innescarsi di comportamenti automatici negativi che creano circoli e situazioni difficili.
In che modo intervenire?
I percorsi di comunicazione e di potenziamento personale offrono l’opportunità di sperimentare, attraverso esercizi mirati, nuove modalità di negoziazione e di gestione delle situazioni problematiche, per affrontare in modo più efficace collaborazioni e conflitti. L’emotività positiva si può recuperare  imparando ad affermare se stessi e, rendendo più visibili agli altri, le proprie competenze. In quest’ottica, diventa più semplice gestire al meglio le emozioni grazie all’aiuto di un lavoro esperienziale specifico, che consente di mettersi in gioco e sciogliere le paure. Nel caso specifico, il mondo virtuale può divenire uno stimolo e una ninfa vitale da reintegrare nel processo lavorativo, anziché essere compensazione di frustrazioni lavorative. Sentirsi  protagonista e leader della propria vita è un obiettivo sempre possibile da raggiungere, con un po’ di volontà e con il coraggio di farsi aiutare.

GESTIONE DELLO STRESS E DEL PANICO: IL NUOVO METODO COMPUTERIZZATO CHE AIUTA AD AFFRONTARE I SINTOMI

 PSICOLOGIA OGGI La nostra esperta risponde 

Gentilissima dott.ssa Convertino, mi chiamo Giovanni, ho 46 anni e circa un mese e mezzo fa ho cominciato ad avere attacchi  di ansia improvvisi. La prima volta è successo durante la notte: faticavo a prendere sonno e all’improvviso il cuore ha cominciato a battermi all'impazzata, non riuscivo a respirare, sudavo e mi sentivo molto debole, come se non avessi più il controllo del mio corpo. Dopo questo episodio ho fatto diversi controlli medici (pressione, elettrocardiogramma) dai quali però non è risultata alcuna anomalia. Così, informandomi e parlandone con amici, i quali avevano vissuto situazioni analoghe, ho capito che poteva essersi trattato di un attacco di panico, probabilmente dovuto al forte stress del momento. Infatti, sono in crisi con mia moglie e stiamo pensando alla separazione, il lavoro richiede sempre più tempo e sforzi, ed essendo spesso lontano da casa non mi sento un padre presente per i miei due figli. A distanza di un mese dal primo attacco di panico se ne è ripresentato un secondo e poi un terzo proprio stanotte. Ho la sensazione di stare per soffocare, paura di  morire, ho forte mal di stomaco e vomito. Adesso ho il terrore che possa ricapitare da un momento all’altro, anche fuori casa. Come posso affrontare questa situazione?
E cosa fare nel momento in cui si verifica l’attacco per cercare di tranquillizzarmi?
Per favore mi aiuti, voglio liberarmi da quest’ansia e temo che, se non intervengo al più presto, la mia situazione possa ulteriormente peggiorare.
Distinti saluti.                                G.

Gentile Giovanni,  ha fatto molto bene a scrivermi per conoscere meglio cosa le sta succedendo.
Dalla descrizione dei suoi sintomi è possibile parlare di attacchi di panico, che si presentano come condizione di paura e disagio intensi, con molteplici manifestazioni: palpitazioni, stordimento, sudorazione, senso di vertigini, pianto, dispnea, tremori, paura di perdere il controllo e di morire. Tutti questi sintomi sono dei segnali che dicono ALT! Fermati, c’è qualcosa che non va.
Infatti lei sta vivendo un ambiente familiare e di lavoro composto di stimoli estremamente stressanti, e a volte ognuno di noi può voler gestire le situazioni emotive spontaneamente. Ma non sempre questo modo è efficace, in quanto le emozioni possono prendere il sopravvento.
Come possiamo gestire queste emozioni che si ripercuotono sul nostro corpo e scatenano l’attacco di panico?
Ognuno di noi può trovarsi in situazioni ed ambienti che inviano stimoli e richieste percepiti come eccessivi, e a cui spesso abbiamo difficoltà a dire di no. L’ansia, lo stress e gli attacchi di panico possono rappresentare un segnale di questo bisogno più profondo e vanno per questo immediatamente presi in considerazione, rivolgendosi ad uno specialista che, attraverso un percorso di diagnosi e conoscenza, può portare ad identificare con precisione la sintomatologia, individuare le fonti di stress interne ed esterne ad essa legate, riconoscere e sviluppare le proprie risorse interne, scardinare i processi automatici negativi attuali e favorire l’emergere ed il rafforzamento di processi positivi ed adattivi.
Una tecnica molto all’avanguardia, integrata al percorso diagnostico, è un metodo computerizzato che consiste in un apparecchio di feedback, in grado di fornire informazioni per gestire le emozioni che generano stress a livello corporeo. Questa tecnologia mira a favorire lo sviluppo dell’equilibrio personale, dell’energia e del benessere generale e si basa sul concetto di coherence breakthrough: coerenza tra corpo-mente-sistema nervoso autonomo, che porta benefici a livello mentale, emotivo e fisico. Attraverso esercizi di respirazione consapevole si produce un effetto di rilassamento e benessere immediato, favorendo una maggiore coerenza e sicurezza profonda nell’individuo. La coerenza è fondamentale per il nostro benessere perché aumenta l’energia vitale, e lo sviluppo intenzionale della coerenza, attraverso un sistema efficace di esercizi, permette di condurre uno stile di vita sereno e soddisfacente. Le consiglio, gentile Giovanni, di intervenire il prima possibile affidandosi ad un esperto, in modo da eliminare i suoi sintomi e potenziare tutte le sue risorse, trovando così un nuovo equilibrio nella vita e nelle relazioni.

"FUORI DAL MIO GIARDINO". COME AIUTARE O BAMBINI A DIFENDERSI DALLE MOLESTIE?

 PSICOLOGIA OGGI La nostra esperta risponde 

Gentile dott.ssa Convertino, mi rivolgo a lei perché penso che la mia storia possa interessare molti genitori. Mia figlia Rebecca ha 8 anni, frequenta la terza elementare e usufruisce dello spazio del dopo scuola, gestito da insegnanti e personale scolastico. Dunque, un luogo sicuro, apparentemente! Un pomeriggio, mentre Rebecca mi aspettava è rimasta in compagnia di un bidello, che l’ha avvicinata a se con parole “dolci” e improvvisamente l’ha baciata sulle labbra stringendola. Al momento Rebecca non ha raccontato nulla dell’accaduto, ma ricostruendo la situazione, mi sono ricordata che nei giorni successivi all’accaduto, Rebecca era molto arrabbiata, a tratti assente e a tratti nervosa, la mattina lamentava mal di pancia e mi implorava di non farla andare a scuola. Capivo che qualcosa non andava: mia figlia era sempre stata spensierata e amante della scuola!  Ho cercato di indagare cosa la turbasse, ma Rebecca era impenetrabile! Una notte Rebecca ha fatto un incubo, è corsa nel lettone spaventata e ci ha raccontato l’accaduto. Non riesco a descriverle il dolore che abbiamo provato io e mio marito! La scuola è stata informata ed è in atto un’indagine. Ciò che più mi preme è che mia figlia superi questo terribile trauma e che sia pronta a proteggersi se ciò dovesse riaccadere e che comprenda l’importanza di comunicare subito un fatto così grave. Come possiamo aiutare i nostri figli a difendersi e riconoscere il pericolo? E come possiamo aiutarli a superare fatti così gravi?
Sono ancora molto scossa per l’accaduto, ma spero che lei mi possa tranquillizzare con qualche consiglio.
Grazie, Tiziana

Cara Tiziana, è stata molto coraggiosa a raccontarci la sua storia. Purtroppo questi fatti gravi accadono e i bambini sono indifesi. Quando i nostri figli non sono con noi ci assicuriamo che siano al sicuro e protetti, ma spesso il pericolo è dietro l’angolo, purtroppo a volte anche nel contesto familiare. Il tema che riporta interessa tutti i genitori ed è molto complesso.
E’ importante insegnare ai bambini, già dall’età dei cinque anni, a riconoscere le situazioni di rischio e a difendersi oltre che a chiedere aiuto ad una persona fidata.
Cara Tiziana, è necessario per la bambina un intervento psicologico che la possa aiutare a superare questo trauma. Affinché non accadano mai più questo tipo di situazioni, è importante che ogni bambino impari a difendersi attraverso un corso-gioco.
La mia équipe ed io proponiamo da anni il corso “Fuori dal mio giardino” rivolto a bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni per insegnare loro come difendersi dalle molestie, fornendo gli strumenti per riconoscere quei comportamenti degli adulti inadeguati e  pericolosi.
Cosa fanno i bambini nel corso? Fanno diversi tipi di giochi mirati ad individuare i segnali di pericolo che provengono dagli incontri con gli  adulti conosciuti o estranei che siano.
Gli esercizi proposti allenano il bambino a riconoscere in maniera sempre più veloce e precisa gli ambienti rischiosi e i modi di fare di certi adulti mal intenzionati.
I giochi allenano i bambini a difendere il loro spazio personale, che è come un giardino, ed imparano a dire di “NO!”, agli adulti o ragazzi pericolosi.
In questa direzione ai bambini viene insegnato a distinguere tra gesti buoni e cattivi, e come l’intenzione altrui possa essere mascherata dietro carinerie e false parole affettuose. Alcuni altri giochi stimolano i bambini  ad individuare gli adulti di riferimento ai quali affidarsi in caso di bisogno.
Tutte queste attività sono svolte da professionisti psicologi esperti attraverso giochi di ruolo, esercizi esperienziali e disegni. Con il programma  “Fuori dal mio giardino”, il bambino impara a riconoscere e affermare il suo spazio intimo, unico e privato, imparando gli strumenti per proteggersi.
Una parte del programma è rivolta anche ai genitori, per suggerimenti e confronto su come comunicare e affrontare l’argomento con i propri figli.
Lascio a lei Tiziana., e ai lettori, il compito di riflettere su questo delicato argomento, invitandovi a considerare la prevenzione e la possibilità reale di aiutare i nostri bambini.

UN METODO EFFICACE PER TRASFORMARE LE EMOZIONI DEL TRADIMENTO E DARE UNA NUOVA VITA ALLA COPPIA

PSICOLOGIA OGGI La nostra esperta risponde



Gentilissima dott.ssa Convertino, mi chiamo Sofia, ho 35 anni, sono sposata da 5 anni con L. e abbiamo un figlio di 2 anni. Io e mio marito ci siamo conosciuti ad una festa e ci siamo subito piaciuti. I primi mesi insieme sono stati fantastici: lui era premuroso, attento, dolce, sempre presente…poi improvvisamente ha cominciato ad essere schivo, distaccato, a trattarmi male ed essere prepotente, senza che io avessi fatto nulla. Mi rispondeva spesso con toni arrabbiati, criticandomi per essere troppo “appiccicosa” e pesante, per poi scusarsi e mostrarsi nuovamente affettuoso, e ricadere poi nuovamente nella distanza. È così che un giorno, guardando per caso il suo cellulare, ho trovato un messaggio di una collega, dai torni esageratamente dolci, e sono cominciati i miei dubbi sulla sua fedeltà. Il suo comportamento ha ripreso per un po’ ad essere premuroso, fino a che non ho trovato altri messaggi della stessa ragazza, che L. non ha saputo giustificare. Ora sono disperata: amo mio marito ma ho paura di stare con una persona di cui non posso fidarmi…cosa devo fare? È meglio che mi separi? Cambierà? Lui mi ha promesso che non sentirà più la collega e vuole veramente cambiare, devo credergli?
La ringrazio per la sua  risposta,
                                                        S.

Gentile Sofia, innanzitutto grazie per avermi raccontato la sua storia. Un momento così delicato come il tradimento provoca spesso reazioni molto intense, emozioni di sorpresa, paura, dolore, disorientamento, rabbia, delusione, e conflitto interiore sul da farsi. Tuttavia il giusto atteggiamento mentale può aiutarci ad affrontare questo avvenimento nel modo migliore ed evitare alcuni errori.
Il tradimento può essere vissuto come una profonda ferita nella propria autostima, determinando reazioni di tipo depressivo, ma spesso può far emergere problematiche che altrimenti non sarebbero venute fuori, ed essere così utile per rinnovare un progetto di coppia che vada oltre lo stato attuale. All'inizio di una storia d'amore predominano emozioni forti, intense: passione, grandi aspettative nei confronti dell'altro, tutto sembra meraviglioso e perfetto. L'altro appaga i nostri bisogni e ci fa sentire speciali. Ma l'amore ha bisogno di crescere, maturare e si trasforma attraverso lo stare in coppia; con il tempo aumenta la consapevolezza di sé e la reciproca conoscenza.
Il tradimento, quando avviene, è doloroso, ma è importante, cara Sofia, accogliere e vivere le possibili sensazioni di rabbia e di sconforto che può provare. Non bisogna mostrare una forza che in questo momento non si sente, o ostinarsi a tornare alla normalità al più presto. Dia tempo a se stessa e a suo marito per capire ciò che provate e cosa volete dall’altro. Può essere utile ritagliarsi degli spazi in cui concedersi qualche piccolo sfizio, regalarsi qualcosa che desiderava da tempo, e riprendere o mantenere amicizie solo sue, non condivise con il partner. Ciò aiuterà la mente a non chiudersi in pensieri sul tradimento e a rinnovare la percezione di sé. Questa situazione può diventare un’opportunità per accogliere il cambiamento dell'altro come una sfida a modificarsi profondamente e a mutare la relazione. Si tratta di un percorso difficile e complesso: il raggiungimento della meta dipende da quanto entrambi i partner di una coppia desiderano mettersi in discussione e dalla capacità di entrambi di elaborare anche il negativo che c'è in un rapporto. E' sempre importante parlare con il proprio partner, cercare una comunicazione chiara e sincera. Capita, a volte, che una serie di preoccupazioni e problemi (i figli, il lavoro, le famiglie) rendano più tiepido il desiderio, e creino una distanza dal partner. In questi casi è necessario comunicare all'altro lo stato d'animo del momento, rendendolo partecipe della propria difficoltà, del proprio disagio, chiarendo soprattutto che il malessere non deriva da una diminuzione del sentimento d'amore.

È molto importante in questo momento così delicato riflettere e farsi aiutare anche da uno psicoterapeuta per analizzare con serietà e precisione le emozioni e le dinamiche della coppia: il metodo da noi utilizzato è un chiaro e sicuro modo per giungere a trasformare i punti critici in possibilità. Ciò risulta importante soprattutto quando si parla di famiglia e sono presenti dei figli, i quali possono subire dei traumi da decisioni prese in malo modo o sulla base dell’impulsività. 

DONNE ACROBATE: DALLA CRISI ALLA PASSIONE DI COPPIA

  PSICOLOGIA OGGI La nostra esperta risponde
Gentile dott.ssa Convertino, mi chiamo Lara, ho 33 anni e sono sposata da 4 con M. Ho sempre immaginato la mia vita con lui: ci siamo fidanzati a 15 anni e da lì siamo sempre rimasti uniti. A 28 anni la sua richiesta di matrimonio: sembrava il coronamento di un sogno. Peccato che, terminata l’euforia iniziale del grande passo, tutto è andato scemando: la passione, la voglia di stare insieme, di condividere e raccontarci le giornate, tutto sembra essere sparito, appiattito dalla  routine e dalla noia. Ora vedo solo un uomo pigro, che torna dal lavoro stanco e non ha voglia di fare nulla, non aiuta in casa e critica ogni cosa che faccio. Sono molto preoccupata, e sento il peso di molte responsabilità: cosa posso fare per dare di nuovo vita al nostro rapporto? Come devo comportarmi per cambiare questa situazione?
La ringrazio in anticipo per i suoi preziosi consigli.
Cordialmente,
                                                       L.

Gentile Lara, grazie per la sua lettera. Il problema che lei riporta è in effetti condiviso da molte donne: nella mia esperienza di lavoro ho sentito molte storie simili alla sua, che mostrano sempre più chiaramente la trasformazione della figura e del ruolo della donna in questo momento storico. Immersa in diversi ambienti e alle prese con mille impegni, la donna assume una posizione sempre più centrale nell’organizzazione della famiglia e della casa, diventando a tutti gli effetti un’acrobata. Proprio da questa constatazione nasce il mio libro “Donne acrobate: allenamento per rendersi felici in coppia”, risultato delle tante storie ascoltate e delle numerose problematiche emerse.
Si sente spesso arrabbiata e frustrata perché lui non la ascolta? Lui è freddo, distaccato, insensibile e il suo comportamento la fa spesso irritare e amareggiare? Si sente ignorata? A partire da queste domande vengono analizzate le dinamiche della coppia, in cui la donna è la protagonista del “gioco” e l’uomo siede in panchina.
Cara Lara, la convivenza ed il matrimonio cambiano inevitabilmente gli equilibri di una coppia; le preoccupazioni e le responsabilità divengono molteplici, ma come preservare la spinta ed il fuoco vitale, che possono rinnovare e far crescere il vostro rapporto? Nella gran parte dei casi, la donna tende a seguire la sua indole materna, di protezione e accudimento, anche nei confronti del partner, sentendosi indispensabile e “leggendo nella mente” dell’altro, cercando di soddisfare richieste in realtà mai esplicitate. Questo, a lungo andare, porta a creare equilibri disfunzionali. Perciò, per cominciare a produrre dei cambiamenti, inizi a valorizzare suo marito, in ciò che sa fare meglio, nelle sue abilità e competenze. Gli faccia capire quanto apprezza la sua parte vitale, fatta di passione, di leggerezza, ma anche di aiuto in piccoli impegni quotidiani in casa, in cui sa rendersi utile ed essere un sostegno prezioso.
La donna, per rinnovare il proprio rapporto, deve anche essere in grado di ridefinire i propri obiettivi, prendersi degli spazi da dedicare a se stessa e a ciò che la fa sentire bene e sicura. Stabilisca allora, cara Lara, dei momenti durante la settimana in cui fare qualcosa che le piace, che la rilassi, e la faccia sentire più bella. Questo avrà effetti positivi sul vostro rapporto. Ancor più importante è lo sviluppare un nuovo linguaggio, che permetta di migliorare e rendere più chiara la comunicazione con il suo uomo, assumendo un nuovo ruolo: quello di allenatrice nella coppia. Allenare significa scendere nel terreno di gioco maschile e costruire con lui nuovi significati, contesti e regole di comportamento, sviluppando un linguaggio capace di potenziare il benessere di entrambi.
A volte è possibile che non si riescano a risolvere certe situazioni da soli, e ci sia bisogno di rivolgersi ad un esperto. Spesso capitano alla mia attenzione situazioni analoghe, e nella mia esperienza utilizzo un metodo di intervento sistemico-relazionale, che consente di individuare, riconoscere, sciogliere questi blocchi, e dare nuova vitalità al rapporto.
Provi a mettere in atto queste piccole “regole”: vedrà che il suo matrimonio ne uscirà rafforzato e felic

SENTIRSI DEPRESSI: ESISTE UN METODO PER TRASFORMARE I SINTOMI IN OPPORTUNITA'?

PSICOLOGIA OGGI La nostra esperta risponde

Gentilissima dott.ssa Convertino, sono Debora, ho 32 anni e scrivo per chiedere aiuto. Da qualche mese ho una forte difficoltà ad uscire di casa, ad andare al lavoro, mi sento sempre stanca e mi manca la voglia di  fare qualsiasi attività. Nonostante cerchi di riposare ho spesso sonno e perdo la concentrazione facilmente, e questo rende difficile svolgere le mie normali attività quotidiane.
Al lavoro sono sottoposta ad orari pesanti e ritmi frenetici, e il clima che si respira all’interno dell’ufficio è competitivo. Tutta questa situazione mi crea spesso ansia e mi ritrovo a piangere per nulla. Ogni giorno sento di peggiorare e aumenta dentro di me il senso di sfiducia e mancanza di autostima. Mi sento costantemente inadeguata ed inferiore agli altri.
Ho perso anche molto peso a causa di uno scarso appetito e le persone che mi vogliono bene incominciano a mostrare segni di preoccupazione. Da una parte sento che la speranza mi ha abbandonato, dall’altra ho voglia di trasformare la mia vita e di liberarmi da questo grigiore che mi opprime dentro.
Secondo lei quali sono i motivi che mi hanno portata a sentirmi così male?
Come posso uscire da questa sofferenza?
La ringrazio per la  risposta.           D.


Gentile Debora, la ringrazio per la sua lettera e per avermi raccontato la sua storia. Credo sia molto importante che Lei abbia deciso di affrontare questo momento di disagio e fatica scrivendomi.
Dalle sue parole emerge una situazione di sovraccarico emotivo che dà origine a diversi sintomi, i quali necessitano di essere presi in considerazione.
Proviamo a chiederci: cosa ci vogliono comunicare questi sintomi? La mancanza di voglia e di energia, la stanchezza prolungata, l’apatia, il senso di rallentamento generale sono dei segnali che dicono ALT! Fermati, c’è qualcosa che non va. Che cosa accade? Ognuno di noi vive in un certo ambiente ed è bombardato da numerosi stimoli e richieste. Può accadere che il nostro Io non abbia a disposizione delle strategie idonee per far fronte a queste richieste degli altri, della famiglia, del lavoro. A questo punto il nostro corpo reagisce e sviluppa dei sintomi. Una situazione di questo genere, prolungata nel tempo, può creare i presupposti per una depressione.
La depressione e l’ansia spesso determinano comportamenti automatici negativi, come evitare ambienti o persone, o non riuscire più a svolgere  attività quotidiane, oppure ridurre i contatti e le relazioni amicali, così da sentirsi sempre più soli e insoddisfatti, entrando in un circolo che crea infelicità e frustrazione.
Lei, Debora, è stata molto brava a dare ascolto alle sue sensazioni e a ciò che le sta accadendo e soprattutto nell’accettare di mettersi alla ricerca di un aiuto. Molti possono trovarsi nella sua stessa situazione e desiderano uscire dalla sofferenza al più presto.

È possibile gestire meglio le richieste dell’ambiente?
Esistono test scientificamente validi che permettono di individuare i sintomi e formulare una diagnosi precisa della sofferenza?
La risposta è sì, è possibile imparare delle strategie per gestire le richieste dell’ambiente. In alcuni momenti della vita a tutti può capitare di trovarsi in situazioni difficili e di sentire blocchi emotivi, affettivi e comportamentali.
I test scientifici aiutano a identificare i motivi della sofferenza e danno indicazioni per trasformare questi blocchi.
Diagnosi significa identificare con precisione i sintomi e i motivi del disagio, attraverso un percorso di conoscenza.  

Come si può uscire dai blocchi negativi e guarire?
Ognuno di noi si può trovare a gestire situazioni complesse e può aver bisogno di intraprendere un percorso di psicoterapia. Nella vita è importante darsi l’opportunità di intraprendere un percorso per capire come superare i propri blocchi e sperimentare nuove strategie, allo scopo di affrontare, in maniera efficace e con uno spirito emotivo positivo, le relazioni affettive e lavorative.
Cara Debora, a questo punto è importante che Lei faccia un ulteriore passo e ascolti la sua voce interna che molte volte le avrà detto di fare qualcosa per uscire da questa situazione problematica, e allora può vedere davanti a sé una nuova via di uscita, confidandosi con una persona preparata ed esperta in queste problematiche.

Tutti possiedono risorse per migliorare e sciogliere i propri blocchi; riconoscerli è il primo passo.

COME IN CRISI: COME RIACCENDERE LA PASSIONE?



PSICOLOGIA OGGI La nostra esperta risponde

Gentile dott.ssa Convertino, mi chiamo Lara, ho 33 anni e sono sposata da 4 con M. Ho sempre immaginato la mia vita con lui: ci siamo fidanzati a 15 anni e da lì siamo sempre rimasti uniti. A 28 anni la sua richiesta di matrimonio: sembrava il coronamento di un sogno. Peccato che, terminata l’euforia iniziale del grande passo, tutto è andato scemando: la passione, la voglia di stare insieme, di condividere e raccontarci le giornate, tutto sembra essere sparito, appiattito dalla  routine e dalla noia. Mi sembra di non riconoscere più la persona che ho davanti: dov’è finito quell’uomo che amava uscire, viaggiare, andare dovunque e stare le ore a chiacchierare con me?  Ora vedo solo un uomo pigro, che torna dal lavoro stanco e non ha voglia di fare nulla, non aiuta in casa e critica ogni cosa che faccio. Sono molto preoccupata, e sento che da parte mia ora c’è come un blocco, sopratutto sessuale: abbiamo rapporti sporadici e quando succede mi sembra manchino il trasporto e la passione di un tempo.
Cosa posso fare per dare di nuovo vita al nostro rapporto? Come devo comportarmi per cambiare questa situazione? Tengo davvero moltissimo a mio marito e non voglio perderlo. La ringrazio in anticipo per i suoi preziosi consigli.
Cordialmente,
                                                       L.

Gentile Lara, grazie per la sua lettera. Il problema che lei riporta è in effetti molto comune, anche tra coppie giovani come la sua. Tutte le storie d’amore si sviluppano attraverso diverse fasi, di esplorazione e conoscenza, fino a raggiungere una stabilità. Il rischio, a volte, è quello di  creare dei “ruoli”, fissi e rigidi nel vivere la vita di coppia, che portano a un inaridimento e alla perdita di entusiasmo di entrambi i partner. È ovvio che, con la convivenza ed il matrimonio, le preoccupazioni e le responsabilità siano diverse e molteplici, ma ciò che è importante è cercare di preservare la spinta ed il fuoco vitale, che possono rinnovare e far crescere il vostro rapporto. Come fare? Innanzitutto provi a riflettere sul modo in cui, da quando siete sposati, lei si rivolge a suo marito: lo accudisce, facendogli trovare tutto pronto, “giustificandolo” per stanchezze o nervosismi, accettando il più delle volte di rimanere in casa al posto che uscire con amici/amiche? Sente di aver messo in secondo piano i suoi desideri e bisogni per dare priorità a quelli del suo compagno? Se è così, è necessario intervenire il prima possibile. Molto spesso infatti la donna tende a seguire la sua indole materna, di protezione e accudimento, anche nei confronti del partner, sentendosi indispensabile e “leggendo nella mente” dell’altro, cercando di soddisfare richieste in realtà mai esplicitate. Questo, a lungo andare, porta a creare equilibri disfunzionali nella coppia. Per cominciare a produrre dei cambiamenti, cara Lara, inizi a valorizzare suo marito, in ciò che sa fare meglio, nelle sue abilità e competenze. Gli faccia capire quanto apprezza la sua parte vitale, fatta di voglia di uscire, di passione, di leggerezza, ma anche di aiuto in piccoli impegni quotidiani in casa, in cui sa rendersi utile ed essere un sostegno prezioso per lei. Come scrivo anche nel mio libro “Donne acrobate: allenamento per rendersi felici in coppia” la donna, per rinnovare il proprio rapporto, deve essere in grado di ridefinire i propri obiettivi, prendersi degli spazi da dedicare a se stessa e a ciò che la fa sentire bene e sicura. Si fissi allora, cara Lara, dei momenti durante la settimana in cui fare qualcosa che le piace, la rilassi, e la faccia sentire rigenerata e più bella. Questo avrà effetti positivi sulla sua relazione, sul potersi sentire ammirata e, di conseguenza, sul ricercare con il partner maggiori momenti di intimità. Ancor più importante, la donna deve essere in grado di sviluppare un nuovo linguaggio, che permetta di migliorare e rendere più chiara la comunicazione con il proprio uomo, assumendo un nuovo ruolo: quello di allenatrice nella coppia. Allenare significa scendere nel terreno di gioco maschile e costruire con lui nuovi significati, contesti e regole di comportamento, sviluppando un linguaggio capace di potenziare il benessere di entrambi. Provi a mettere in atto queste piccole “regole”: vedrà che il suo matrimonio ne uscirà rafforzato e felice.

mercoledì 20 novembre 2013

"SONO DEPRESSO?" COME RICONOSCERE I SINTOMI DELLA DEPRESSIONE PER AFFRONTARLA

 PSICOLOGIA OGGI La nostra esperta risponde 


Il termine depressione indica in generale uno stato di sofferenza psichica, caratterizzata da un'alterazione del tono dell'umore, un senso di tristezza continuo e pervasivo ed una mancanza di fiducia nel futuro e nelle proprie possibilità. I sintomi della depressione possono essere associati ad una componente ansiosa, alla fatica a pensare e ad agire e ad un diffuso senso di malessere fisico come, ad esempio, emicrania, disturbi gastroenterici e altre manifestazioni somatiche.

Esistono dei segnali di allarme dell’inizio di una depressione?
Sì, ecco i principali:
·   Stanchezza: nonostante la giusta quantità di riposo la persona può sentirsi esausta regolarmente, senza aver sostenuto sforzi eccessivi;
·   Squilibrio dell’umore;
·   Mancanza di interesse e difficoltà ad affrontare la vita: la routine quotidiana dell’alzarsi, andare a lavorare e tornare a casa diventa difficile da mantenere;
·  Difficoltà ad addormentarsi e insonnia;
·  Difficoltà di concentrazione, ansia e irrequietezza;
·  Perdita o eccessivo aumento dell’appetito e del peso, diminuzione del desiderio sessuale;
·   Senso di colpa, tendenza a rimuginare sul passato e sentirsi colpevole per aver commesso errori, e credere di non meritare più la fiducia degli altri.
Come si distingue la depressione dalla tristezza?
Per fare questa distinzione occorre che le sensazioni non siano episodiche, ma compaiano stabilmente. Ma non solo: per fare diagnosi di depressione è necessario che si verifichi una caduta o flessione marcata del tono dell'umore per la maggior parte della giornata, per un periodo che può andare da un minimo di due settimane a molti mesi.
Ci sono degli eventi o situazioni particolari che possono indurre una depressione?
Nella maggior parte dei casi la depressione sorge in seguito ad un evento importante quale un lutto, un licenziamento improvviso, una separazione traumatica. In questi casi si parla di depressione reattiva. In generale la depressione può essere determinata da un insieme di diversi fattori, esistenziali, affettivo-relazionali, biologici e genetici, che convergono e si intersecano.
Ci sono dei test scientifici che permettono di diagnosticare la depressione?
Sì, certamente. In quanto esperta nell’area psicodiagnostica ritengo che sia necessario non solo effettuare un colloquio, ma anche poter utilizzare dei test in modo da approfondire gli aspetti legati alla depressione e alla personalità.
Se un famigliare presenta uno stato depressivo ma non vuole affrontare il problema con un esperto, come si può aiutarlo?
Nella mia esperienza i familiari possono affrontare i colloqui con lo psicologo, in modo da capire meglio le strategie e il tipo di comunicazione da adottare per aiutare la persona in crisi.
In che cosa consiste la psicoterapia per la depressione?
È importante specificare che spesso la depressione è accompagnata da ansia e attacchi di panico.
Pertanto, personalmente, conduco un tipo di terapia integrata, che considera gli aspetti sintomatologici, gli aspetti personologici ma anche le dinamiche familiari in cui la persona sofferente è inserita, così da ottenere un quadro di insieme più chiaro e completo della sua condizione.  Spesso la crisi è come un tunnel, a volte non si vede la luce e ci si scoraggia. È importante perciò darsi una speranza concreta: il percorso di psicoterapia aiuta a guarire.
Il tipo di terapia che conduco anche insieme alla mia équipe consente di sviluppare strategie utili per raggiungere i propri obiettivi e per sentirsi bene. Il percorso permette di elaborare dei contenuti emotivi, migliorare le relazioni affettive, sciogliere i blocchi, i pensieri ripetitivi e sviluppare nuove comunicazioni e comportamenti.

Ognuno possiede una chiave di svolta e le risorse per aprirsi a nuove possibilità e per migliorare.